Online Ticket
News

Colore intenso, luce, vibrazione, irradiazione, alternanza, sensazione di spazio avvolgente e infinito: sono alcuni caratteri che connotano i mosaici fin dall’epoca bizantina. Rivisitando questi riferimenti, la Scuola Mosaicisti del Friuli ha realizzato nei suoi 100 anni di storia diversi cicli musivi parietali, tra cui quelli del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Colore intenso, luce, vibrazione, irradiazione, alternanza di tessere e fughe, sensazione di spazio avvolgente e infinito: sono alcuni caratteri che connotano i mosaici fin dall’epoca bizantina, un’epoca in cui le immagini sacre brillano su sfondi dorati. Certo il mosaico è stato usato nei luoghi di culto fin dall’antichità, quando in templi e santuari destinati a divinità pagane il mosaico si è presentato in veste di pavimento. Ciò è attestato anche nei primi mosaici cristiani di epoca antica, di cui la Basilica di Aquileia conserva un patrimonio musivo pavimentale unico e prezioso. Ma è il mosaico bizantino, il mosaico parietale - con i suoi smalti d’oro, l’inclinazione delle tessere che favorisce rifrazione luminosa – ad esprimere in modo molto efficace la simbologia della luce divina. Lo testimoniano per esempio i mosaici bizantini di Ravenna, Venezia, Trieste, Torcello, Monreale, Cefalù, Istanbul, Salonicco, Dafni, Kiev.

Rivisitando questi riferimenti, la Scuola Mosaicisti del Friuli ha realizzato nei suoi 100 anni di storia diversi cicli musivi parietali destinati a luoghi sacri: basti pensare ai mosaici tradizionali del Santo Sepolcro di Gerusalemme e della Chiesa di Santa Irene a Likovrisi Attikis vicino ad Atene.

Si tratta di mosaici pensati su ideazione dell’agiografo greco Blasios Tsotsonis e realizzati tra gli anni Ottanta e Novanta in sinergia con i laboratori musivi gestiti da ex allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli. Sono mosaici che ricordano il bizantino nelle cifre stilistiche di volti, vesti, articolazione di panneggi e figure, nonché nell’uso delle tessere d’oro, non nella tecnica – rivoluzionaria rispetto alla bizantina. Si tratta della tecnica moderna, a rovescio su carta, messa a punto nella seconda metà dell’Ottocento da Gian Domenico Facchina.

All’impresa di questo mosaicista friulano si deve - tra le altre -  la realizzazione dei mosaici della Basilica di Lourdes (fine Ottocento/inizi Novecento), dove la Scuola Mosaicisti del Friuli è intervenuta qualche anno fa nel progetto di manutenzione e conservazione musiva della Cappella della Pentecoste (2003). Eseguiti con tecnica a rovescio su carta sono anche molti mosaici ideati dal pittore Fred Pittino (direttore artistico della Scuola Mosaicisti del Friuli dal 1941 al 1977) collocati in chiese e santuari distribuiti in tutto il Friuli Venezia Giulia (uno dei primi esempi è rappresentato dal ciclo della Chiesa di Cristo Re a Urbignacco di Buia) ma anche all’estero (Chiese di Waterford e Drogheda in Irlanda, per esempio).

Contemporanee invece sono sia la cultura figurativa sia la tecnica musiva adottate in altri cicli musivi realizzati dalla Scuola Mosaicisti del Friuli: sono per esempio i mosaici della Chiesa della Sacra Famiglia a Pordenone, della Chiesa di San Lorenzo vicino a L’Aquila, nonché le installazioni per i cimiteri di Fagagna (“Volo”) e di Roveredo in Piano (“La Creazione”), tutti realizzati su ideazione di Stefano Jus (docente di disegno e teoria del colore presso la Scuola Mosaicisti del Friuli), proponendo soluzioni sia d’impronta figurativa che astratta.

Si tratta di opere di forte impatto che agiscono nel profondo, coinvolgendo il fruitore in un’esperienza unica dal punto di vista della percezione di luce, colore, vibrazioni della texture. Sono opere progettate in consonanza con lo spazio e con l’ambiente che le ospita, eseguite con sapienza tecnica attraverso ricercati rapporti dimensionali e cromatici tra le tessere che - insieme al disegno - creano un ritmo interno alla forma, dandole un’anima.

 

Danila Venuto

Docente Scuola Mosaicisti del Friuli